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CRONOLOGIA DELL'OPERA SCIENTIFICA DI ENRICO FERMI                         329

         secondo cui egli si ritiene soddisfatto quando un formalismo matematico è in grado di
         spiegare i dati sperimentali. Un'eccezione è costituita dal dibattito intorno alla corret-
         ta interpretazione del principio di indeterminazione. Nell'articolo L'interpretazione del
         principio di causalità nella meccanica quantistica, Fermi cerca di precisare in che senso
         in meccanica quantistica non si possono determinare gli eventi futuri e mostra con chia-
         rezza che la nuova teoria non è caratterizzata tanto dall'indeterminazione dello sviluppo
         temporale degli eventi, quanto dall'incertezza implicita necessariamente nella descrizione
         dello stato fisico. li lavoro scaturisce anche da animate discussioni con i matematici Gui-
         do Castelnuovo, Tullio Levi-Civita e Federigo Enriques seguite a una serie di conferenze
         tenute da Fermi sulla meccanica quantistica al Seminario matematico dell'Università. In
         questo periodo soggiorna a Roma il fisico tedesco Hans Bethe che rimane molto colpito
         dalla semplicità del metodo di lavoro di Fermi: "Egli era in grado di arrivare al nocciolo
         di qualsiasi problema, per quanto difficile fosse, spogliandolo dalle complicazioni mate-
         matiche e dall'inutile formalismo. Con l'aiuto di questo tipo di approccio era in grado,
         spesso in non più di mezz'ora, di risolvere il problema di fisica più complesso. Certa-
         mente, in questo modo non otteneva una soluzione matematica completa, ma dopo aver
         discusso con lui di quell'argomento, chiunque aveva chiaro qual era la via per la soluzione
         matematica. Questo metodo mi colpì in maniera particolare, poiché io ero uscito dalla
         Scuola di Monaco di Sommerfeld che, in tutti i suoi lavori, partiva sempre dalla soluzione
         matematica completa di un problema. Educato nello spirito della Scuola di Sommerfeld,
         io supponevo che bisognasse attenersi sempre al seguente metodo: scrivere l'equazione
         differenziale del problema (di solito l'equazione di Schròdinger), applicare poi le proprie
         capacità matematiche per cercare una soluzione quanto più possibile precisa ed elegante,
         e solo dopo discutere la soluzione. Finalmente, nella discussione si sarebbero trovate le
         sue particolarità qualitative e, quindi, si sarebbe capito l'aspetto fisico del problema".
         Più avanti Bethe precisa: "Fermi era un buon matematico. Egli era in grado, se ne-
         cessario, di fare i calcoli matematici più complessi, ma prima di ogni cosa egli doveva
         convincersi che ne valesse la pena". el 1932 Fermi e Bethe pubblicheranno insieme
         un articolo (Uber die Wechselwirkung von zwei Elektronen [Interazione di due elettroni]
         in cui l'interazione fra particelle cariche viene descritta in termini di scambi di fotoni,
         mostrando così che la teoria quantistica dei campi introduce in fisica un nuovo modo di
         concepire le forze.
            Intorno a Fermi e Franco Rasetti, abilissimo fisico sperimentale, che Fermi conosceva
         bene e con cui aveva lavorato fin dai tempi dell'università, si raccoglie ormai il gruppetto
         di giovanissimi fisici Emilio Segrè, Edoardo Amaldi e Ettore Majorana. Secondo la
         testimonianza di Franco Rasetti, Fermi è ben deciso a imparare le tecniche della fisica
         nucleare, molti anni prima che il suo nome diventi famoso in questo campo. Questa
         decisione viene messa in atto a partire dal 1930, quando i membri del gruppo di Roma
         iniziano a fare lunghi soggiorni presso i maggiori centri di ricerca all'estero per acquisire
         conoscenze relative a tecniche sperimentali allora sconosciute in Italia. Rasetti va da R.
         Millikan a Pasadena e successivamente passa un anno a Berlino-Dahlem da Lise Meitner,
         Segrè va da Otto Stern ad Amburgo e da Pieter Zeeman ad Amsterdam, e Amaldi fa un
         soggiorno da Peter Debye a Lipsia. Lo stesso Fermi comincia a dedicare una notevole
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